ARTISTS

Robert Indiana
Artista, scenografo e costumista statunitense tra i più significativi del movimento Pop Art.
Utilizza caratteristici disegni di immagini per realizzare approcci di arte commerciale mescolati con una vena esistenzialista che evolsero gradualmente verso ciò che Indiana chiama “poesie scultoree”. L'opera di Indiana spesso consiste di immagini audaci, semplici, iconiche, in particolare numeri e parole brevi come “EAT”, “HUG” e “LOVE”. È noto anche per aver dipinto lo straordinario campo da pallacanestro un tempo usato dai Milwaukee Bucks, una grande forma ad M che occupa le due metà del campo. La sua scultura nell'atrio del grattacielo Taipei 1001, usa numeri multicolori per suggerire la conduzione del commercio mondiale e i modelli della vita umana. pittura, assemblaggio o scultura l’opera di Robert Indiana è caratterizzata da grande forza comunicativa e da una solo apparente immediatezza, che nasconde in realtà una straordinaria ricchezza di significati e rimandi alla cultura americana in tutti i suoi aspetti: dalla storia alla letteratura, dalla cultura sociale a quella antropologica e visiva.

Mario Schifano
Artista e regista rappresentò un punto fondamentale della pop art italiana ed europea. Perfettamente inserito nel panorama culturale internazionale degli anni sessanta, era reputato un artista prolifico, esuberante ed amante della mondanità. Considerato un “artista maledetto” Schifano fu appassionato e studioso di nuove tecniche pittoriche, tra i primi ad usare il computer per creare opere riuscì a elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate le “tele computerizzate”. L’influenza della Pop art si nota in tutta la produzione artistica di Mario Schifano, affascinato dalle nuove tecnologie, dalla pubblicità, dalla musica, dalla fotografia e dalla sperimentazione. In particolare, le opere più vicine alla pop art dell’artista sono quelle degli anni Ottanta. Tra le opere più importanti di questo periodo vanno ricordate le Propagande, serie dedicate ai marchi pubblicitari in cui si ha un chiaro esempio di veicolazione di immagini di uso comune e facilmente riconoscibili citate in molteplici modi o particolari delle stesse, alle biciclette, ai fiori e alla natura in genere.

Tano Festa
Artista protagonista della così detta “scuola pop romana” si formò sull'esempio di Cy Twombly e della pittura gestuale e informale.
In gioventù diventa amico di una serie di artisti romani riunitisi nel gruppo della Scuola di Piazza del Popolo, tra cui Mario Schifano.
La produzione di Festa è molto variegata, ma si possono individuare dei punti comuni. Anzitutto, la sua tendenza a produrre serie di opere sullo stesso tema, che Festa porta avanti anche a distanza di anni.
Festa accolse con rigore formale le soluzioni new dada, proponendo isolati oggetti monocromi di uso quotidiano. Famose sono le persiane, gli specchi e le finestre che diventano supporto della sua attività da pittore.

Antonio Bueno
Nato in Germania mentre il padre era corrispondente a Berlino, svolse gli studi artistici in Spagna e Svizzera.
Dopo un'esperienza post impressionista nell'immediato dopoguerra aderì alla lezione di Gregorio Sciltian dove esegui’ opere trompe-l’œil aderendo al manifesto dei “pittori moderni della realtà”. Sperimentatore accanito ed irrequieto, dopo queste esperienze portò avanti numerose ricerche: pittore astratto in concomitanza al suo lavoro di segretario presso la rivista Numero; neometafisco con la serie dei dipinti con pipe di gesso (1953-57); verista, materiologico sulla scia dell'informale una serie di impronte (1960-62); segnaletico e pop a metà degli anni 1960; neo -dada e pittore visivo. Nell'eclettismo della sua produzione, restano noti al grande pubblico soprattutto le sue figure di busti e teste tondeggianti, ragazzi vestiti alla marinara, pompieri, reinterpretazioni di grandi opere della storia dell'arte, con caratteristiche tondeggianti e semplificate.

Michelangelo Pistoletto
Artista pittore e scultore della corrente dell’arte povera. Con gli Oggetti in meno e le prime opere con gli stracci, ad esempio Venere sarà catalizzatore alla nascita dell'Arte Povera. Tra il 1961 e il 1962 conduce una serie di esperimenti tesi a raggiungere il massimo grado di quell’oggettività che ha visto manifestarsi nei quadri col fondo nero, i così detti quadri specchianti. Con i Quadri specchianti Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali. Partecipa nel 1964 a una serie di grandi mostre europee dedicate a Nuova Figurazione, Pop Art e Nuovo Realismo.

È invitato inoltre a realizzare, già nel corso degli anni Sessanta, mostre personali in importanti gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti.

Mimmo Rotella
Artista dalla multiforme personalità e dalle concezioni visive intense e sempre allineate a un gusto avanguardistico, Mimmo Rotella si stabilisce a Roma nel 1945. La prima fase della sua attività è caratterizzata dalla sperimentazione di stili pittorici diversi che lo porterà a rivoluzionare i linguaggi artistici del dopoguerra. I quadri di Rotella cominciano dunque a suscitare notevole interesse tanto che nello stesso anno gli viene assegnata una borsa di studio, Può così permettersi di frequentare la prestigiosa Univerity of Kansas City. Tornato in Italia, dopo una fase di riflessione sui mezzi della pittura e sulla necessità di utilizzare nuovi strumenti, inventa la tecnica del “decollage”caratterizzata dallo strappo di manifesti pubblicitari affissi nelle strade i cui frammenti, siano essi il recto o il verso, sono incollati sulla tela. Esempi memorabili di questa fase sono “Un poco in su” e “Collage”, entrambi del 1954. Dal 1958 Rotella abbandona gradualmente le composizioni puramente astratte per realizzare dècollage con immagini chiaramente leggibili. Questa tendenza culmina nella serie “Cinecittà “, realizzata nel 1962.

Sergio Fiorentino
Dopo gli studi classici e l’Accademia di Belle Arti Abadir, la sua passione per il design e le arti decorative, in particolare modo del Novecento, lo portano ad aprire una galleria a Catania, senza però mai abbandonare il suo amore per la pittura e le antiche tecniche di manifattura siciliane. Nel 2011 riprende a dipingere e la mano del destino lo porta a Noto, dove visita gli spazi dell’ex refettorio del Monastero dei Cistercensi adiacente la Chiesa Santa Maria dell’Arco. Le sue opere, in particolar modo la serie Volti richiamano l’archetipo della bellezza classica, filtrati attraverso la sua personale visione onirica. Pochi colori: il blu angelico e spirituale, che è la base di tutte le sue tele, il rosso carnale, il bruno Van Dyck e il bianco. Grandi tele realizzate con pittura a olio e vernice acrilica per lo sfondo, contraddistinte da iconici “graffi”, una sorta di trama viva ed avvolgente che le “protegge” dal mondo.
Oltre ai quadri, Sergio si dedica anche alla realizzazione di mobili scultura in edizione limitata che crea con materiali nobili come ottone, argento, ed inserti preziosi di corallo o lapislazzuli, ispirati alle antiche arti decorative siciliane ed agli automi del XVIII sec.

Sergio Fiorentino
Dopo gli studi classici e l’Accademia di Belle Arti Abadir, la sua passione per il design e le arti decorative, in particolare modo del Novecento, lo portano ad aprire una galleria a Catania, senza però mai abbandonare il suo amore per la pittura e le antiche tecniche di manifattura siciliane. Nel 2011 riprende a dipingere e la mano del destino lo porta a Noto, dove visita gli spazi dell’ex refettorio del Monastero dei Cistercensi adiacente la Chiesa Santa Maria dell’Arco. Le sue opere, in particolar modo la serie Volti richiamano l’archetipo della bellezza classica, filtrati attraverso la sua personale visione onirica. Pochi colori: il blu angelico e spirituale, che è la base di tutte le sue tele, il rosso carnale, il bruno Van Dyck e il bianco. Grandi tele realizzate con pittura a olio e vernice acrilica per lo sfondo, contraddistinte da iconici “graffi”, una sorta di trama viva ed avvolgente che le “protegge” dal mondo.
Oltre ai quadri, Sergio si dedica anche alla realizzazione di mobili scultura in edizione limitata che crea con materiali nobili come ottone, argento, ed inserti preziosi di corallo o lapislazzuli, ispirati alle antiche arti decorative siciliane ed agli automi del XVIII sec.

Michelangelo Galliani
Michelangelo Galliani comincia a lavorare come scultore in tenera età, conseguendo la Laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Galliani, oltre alla sua attività di scultore, è Docente in “Tecniche del Marmo e delle Pietre dure” presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.
L’artista sfida tenacemente la pietra e la sua durezza intagliandola manualmente e metodicamente con strumenti chirurgici. Questa tecnica inusuale rappresenta un’importante pietra miliare nello sviluppo del suo lavoro concettuale e nella creazione di uno stile originale e raffinato.
Galliani si focalizza sulle espressioni, i corpi che si contorcono, i lineamenti morbidi e la divina eleganza, combinando tradizioni differenti ed accuratezza tecnica: il risultato è una produzione affascinante dove le opere d’arte rappresentano un'interpretazione variegata, irrazionale ed esteticamente accattivante della scultura classica.
Sebbene l’artista utilizzi nella maggior parte delle sculture la tecnica del ‘non finito’ per renderle simili ad antichi reperti recentemente scoperti, le loro drammatiche espressioni garantiscono che l’opera appaia completa all’osservatore.
Senza l’utilizzo di sketches preliminari, i frammenti scultorei vengono accostati a metalli come ottone, piombo e ferro, al fine di ottenere un'identità contemporanea e distintiva; attraverso questa tecnica, Galliani enfatizza lo studio che è alla base delle sue opere, offrendo, allo stesso tempo, delle composizioni originali che gestiscono abilmente il rapporto tra sculture 3D e superfici piane.

Omar Hassan
Omar Hassan nasce a Milano nel 1987, dove ancora oggi vive e lavora. Una brillante carriera da pugile professionista, interrotta bruscamente a 19 anni, per colpa del diabete. Omar da vero sportivo si reinventa e torna alle origini, a una delle sue più grandi passioni, l’arte, senza però appendere al chiodo i suoi amati guantoni. Dal ring ai colori con la stessa tenacia e determinazione, inizia a prendere a pugni le tele portando la boxe nella sua ricerca artistica tramite l’action painting. la sua arte inizia ad avere come protagonista la bomboletta spray, attraverso la quale riesce a incapsulare una cultura nella sua interezza. Con la sua serie dots, Hassan mette in evidenza i concetti di sintesi e di sottrazione, di razionalità e di irrazionalità.

Simon Berger
Simon Berger, nato nel 1976, è un artista visivo contemporaneo svizzero. È noto soprattutto per essere stato il pioniere dell'arte della rottura del vetro con un martello. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto in tutto il mondo. Berger sfrutta la fragilità del materiale per sviluppare il suo linguaggio artistico.
Ricordando le tecniche scultoree, un martello viene utilizzato per imprimere i tratti del viso evidenziati sulla lastra di vetro. Un supporto inizialmente trasparente dell'immagine, la lastra di vetro, diventa parzialmente opaco. La frantumazione controllata del vetro crea fratture soggette alle leggi fisiche del materiale. Tuttavia, invece di crollare su se stesso, il vetro di sicurezza mantiene i frammenti al loro posto. Queste opere affascinano giustapponendo la forza alla fragilità e alle aspettative nei confronti del vetro con l'approccio al materiale. L'incidenza della luce viene riflessa dai frammenti e dalle crepe all'interno del vetro, facendo brillare e brillare la superficie dell'opera d'arte e, a seconda dell'illuminazione, sembra che il ritratto stesso risplenda. Attraverso la distruzione, l’artista permette alla bellezza di emergere.

Miguel Ortiz Berrocal
Artista e scultore noto anche come artista di puzzle per la tecnica scomposta utilizzata nelle sue opere. nasce a Algaidas, in provincia di Malaga, nel 1933. E’ allievo dello scultore Angel Ferrant. Partecipa rapidamente a numerose mostre collettive, in particolare a Parigi ma anche in Italia ed in molti paesi europei. E’ del ’58 la sua prima mostra personale a Roma, ne seguiranno molte altre. L’artista si fa notare anche per la sua capacità nell’organizzare da solo le sue mostre e saper promuovere il suo lavoro; è lui stesso per esempio a stabilire il modello per i suoi cataloghi d’esposizione. In questo periodo l’artista decide di imporsi nel “multiplo” e si organizza in questa direzione. Crea una sua fonderia, che sarà poi utilizzata da numerosi artisti europei, vi aggiunge in seguito anche una stamperia. L’artista permette così alla scultura di entrare nel mercato del “multiplo”. Dal ’55 al ‘58 produce delle opere metalliche saldate; nel ’58 intravede una nuova possibilità che diventerà ricorrente nella sua opera: l’embricatura dei pezzi che si incastrano gli uni negli altri per costituire l’opera finale. Il completo dominio di questa tecnica verrà raggiunto negli anni 60. Arriva il successo. L’artista va a cercare i suoi temi principe secondo un modo di procedere classico o neo-classico nell’antichità, nell’arte barocca, moltiplicando “Vittorie mutilate” o “Torsi di guerrieri”, attinge però anche all’arte moderna con delle forme intrecciate chiaramente “accoppiate”.

Mickael Jakowsky
Michał Jackowski, nato a Białystok, Laureato presso l'Accademia di Belle Arti di Varsavia,
questo artista Crea in materiali naturali come marmo di Carrara, bronzo e legno.
Le sue opere di sono capolavori da contemplazione. Le figure inventate o mitizzate nelle sue sculture di Afrodite, Le Tre Grazie nel versante femminile, di Narciso, Apollo, Bacchino malato, in quello maschile, sono diventate uno spartito obbediente ad un suo piano di destabilizzazione della monumentalità, ma anche dell’immaginario. Scardina le perfette superfici plastiche e tira fuori dalla materia il luccichio dell’oro, una messa in scena di miti classici, a cui lui ridà una seconda vita, una nuova esistenza, architetturale e ambientale. Basandosi su un volontario elogio della ricchezza, il senso dell’eleganza viene coerentemente legato ad una assunzione della cultura popolare come struttura, di una rivoluzione delle forme e dei costumi, da vero anarchismo gestuale e culturale.

Endless
Uno degli street artist più famosi al mondo, il primo ad aver esposto alla Biennale Arte di Venezia e ad avere un’opera permanente agli Uffizi, Endless Londinese, si diploma alla Cambridge School Of Art, prima di tornare a Londra e cominciare la sua carriera come street artist, riuscendo pian piano a farsi largo in questo mondo, diventandone uno degli esponenti più famosi e riuscendo a catturare l'attenzione dei critici d'arte così come quello dei media. Una delle caratteristiche delle sue opere è senza dubio il logo “Chapel” che gioca, chiaramente, con quello di moda “Chanel” e che si ritrova in numerosissime opere dell'artista inglese. Il logo “mostra il contrasto tra i simboli di culto tradizionali e moderni con la sua interpretazione delle iconiche immagini del profumo Chanel No5”. In questo modo si capovolge il significato di un simbolo: “Il cambio di nome nel design di Endless rappresenta il cambiamento culturale ossessionato dal marchio della società in una parola, ‘Chapel', un mondo in cui i marchi sono le nuove divinità” e in cui i nuovi dei e le nuove dee sono gli stilisti e le modelle. Provocatorio e radicale nelle sue creazioni, Endless racconta una storia del nostro tempo, dando una descrizione onesta e filosofica di ciò che ci sta intorno ed esplorando aspetti del mondo della moda, della pubblicità e del lato oscuro della cultura moderna. La narrativa delle opere non è né positiva né negativa, lo spettatore è libero di esplorare la varietà di messaggi nascosti e interagire con l'estetica opulenta, giocosa e seducente dei suoi lavori.

Guendalina Dorata
Romana, giovane promessa del mondo dell’arte surrealista, le opere di Guendalina Dorata esprimono un’estetica che si connota da un lato come superamento delle forme del passato e dall’altro come stratificazione di esperienze pittoriche della tradizione. Un flusso creativo che procede, però, non per accumulo ma per sottrazione. Dipinge con tecnica mista e grazie all’utilizzo di materiali alternativi come metallo, carta e tessuto, in alternanza ad acrilici e gesso sviluppa un concetto nuovo nel campo dello stile non figurativo.

Simone Fugazzotto
Fugazzotto milanese di nascita ha costruito il suo rapporto con le arti visive fin dalla giovane età: da bambino era un fumettista, durante l’adolescenza un amante della storia dell’arte, in Accademia un pittore. Si è distaccato dalle influenze classiche, sperimentando nuovi modi e fondendo figure, texture e mezzi espressivi.Nei suoi dipinti, figure umane “sofisticate” in situazioni disparate sono combinate con la figura della scimmia, un esempio dell’armonia nella quale è possibile coesistere con la natura, un modello di semplicità e integrità.Fugazzotto ha esposto i suoi lavori in diverse gallerie a New York, Parigi, Praga e Milano. Dipinge su tela ma esplora anche vari materiali: iuta grezza, legno, plexiglass e lastre di cemento montate su tela che considera parte fondamentale dell'opera e complementare alla sua espressione immaginativa.

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